mercoledì 10 dicembre 2008

Niente di nuovo

Ci sono ancora, solo che sono impegnato con lo studio. Oltre al corso di Rilievo dell'Architettura e dell'Ambiente, sto seguendo con molto interesse, più di quanti immaginassi in precedenza, il corso di Storia e Tecnica del Restauro. Non avrei mai immaginato quanto questo corso del quale conoscevo già le finalità, potesse allargare in maniera così sensibile il mio sguardo verso l'architettura del passato ed attraverso di essa, quella del presente. Per me, quello di restauro, è uno dei corsi più formativi per la mia carriera studentesca ed in futuro, professionale. L'anno prossimo ci sarà il laboratorio di restauro e, date le premesse e dato lo stesso professore, credo che sarà ugualmente interessante da seguire.

giovedì 30 ottobre 2008

"Edifici strani"

Posto il link ad un video che ho scovato su Youtube di paolo499 dedicato agli edifici strani. Oltre ai "classici" che "si trovano su tutti i libri di storia" ce ne sono alcuni veramente incredibili. Non so se sia architettura decostruttivista propriamente detta e, di conseguenza, se sia ascrivibile all'architettura in quanto tale, ma quel che è certo è che la fantasia non manca, anzi, i software di modellazione sono sempre più a buon mercato...

Video "Edifici strani"

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giovedì 18 settembre 2008

Piccoli gesti

Stamattina ho ricordato un gesto che fece Paolo Portoghesi, dopo una conferenza sui suoi lavori organizzata dalla nostra Facoltà per il giorno 24 novembre del 2006, e che all'epoca, destò in me, studente del primo anno, molta curiosità. Dopo averci illustrato i suoi lavori in Aula Magna e l'ispirazione venutagli dai cerchi concentrici che forma un sassolino lanciato in uno stagno, divenuti poi tema dominante nelle sue opere, il gruppo con Portoghesi, la preside ed il Consiglio di Facoltà, uscì dall'aula e percorse il corridoio che la separa dall'atrio scale per raggiungere, al piano sottostante, la presidenza. Dietro di loro eravamo soltanto io ed un mio collega: volevamo porre una domanda a Portoghesi circa il metodo, per così dire migliore, di cercare ispirazione nella natura e nel mondo che ci circonda e perciò lo "inseguimmo" per cercare il momento più opportuno per farlo. Eravamo giunti sul pianerottolo dello scalone principale, quando Portoghesi appoggiò la mano al corrimano in ferro battuto, di manifattura seicentesca, per scendere le scale. Un semplice gesto: si arrestò un attimo prima di cominciare a scendere, forse il tatto gli suggerì qualcosa che gli fece voltare lo sguardo verso il parapetto, sollevò la mano come per scoprire cosa avesse nascosto il suo arto, mentre lo sguardo correva su e giù lungo la ringhiera di profili giuntati con borchie e semplici volute a spirale e le dita toccavano il ferro come se volessero sentire meglio le irregolarità del materiale forgiato a mano. Io ed il collega ci guardammo meravigliati da quel semplice gesto che in un attimo ci fece riflettere su quante impressioni inaspettate ed assolutamente casuali (tipo "la pallottola di carta" di Frank Gehry) debba essere soggetto un architetto e di come sia importante che queste esperienze vengano archiviate nella sua memoria visiva per farne un bagaglio culturale sul quale fondare solide basi per lo sviluppo di opere architettoniche e di design. Il tutto si risolse in pochi attimi, poco meno di una decina di secondi, ma la considero la mia prima vera esperienza formativa.
Per la cronaca: la meraviglia per quel gesto, spense in noi il desiderio di porre quella domanda perché in quell'istante c'erano già state date tutte le risposte.

mercoledì 27 agosto 2008

MVRDV: sopraelevazione di alto livello...

Per la sopraelevazione di un fabbricato esistente, MVRDV si è inventato una nuova tipologia di scala a chiocciola. Il progetto è visibile sia sul loro sito che su Materialicio.us. La traduzione dell'articolo su quest'ultimo sito è la seguente:
"MVRDV costruisce questa stravolgente sopraelevazione per una famiglia che vive al di sopra del proprio atelier: le pareti del parapetto con le forature circondano una serie di moderne "case" con tetto a doppio spiovente (in realtà camere da letto) sistemate in maniera che una serie di piazze, strade e vialetti, completi di alberi, panchine, tavoli ed espositori a cielo aperto, creino l'illusione di un mini-villaggio sul tetto dell'edificio. Il rivestimento di colore blu-cielo è poliuretano. Lasciate che MVRDV pieghi l'architettura secondo i loro canoni... Sono piacevolmente stupito."
La scala, l'elemento secondo me più caratteristico di un intero progetto già prepotentemente caratteristico di per se, è formata da una doppia rampa che scende da un cilindro, ma non tocca terra, come fosse sospesa nell'aria e non facente parte dell'abitazione. Del resto le camere costruite sul tetto spezzano la continuità del costruito come fossero appoggiate momentaneamente, in una precarietà abitativa.
Non c'è che dire: un altro insegnamento da tener ben presente

giovedì 3 luglio 2008

Disegno dell'Architettura

Sto svolgendo il tirocinio obbligatorio del secondo anno presso l'Archivio di Stato di Caserta, con il compito di recuperare le cartografie di ponti eventualmente presenti nel fondo "Amministrazione Provinciale di Caserta". Essendo il fondo molto vasto (16.000 volumi...), la ricerca è stata inquadrata nel periodo post-unitario fino ai primi anni del '900 senza la sicurezza di saturare il periodo.
Di primo acchito, il tema del tirocinio non sembra concernere quella che sarà la professione di Architetto. In realtà, il disegno ed il ridisegno dell'Architettura sono il bagaglio principale, il pilastro portante dell'intera professione. L'avere a che fare con disegni artistici e tecnici di livello qualitativo altissimo, hanno allargato il mio orizzonte nella sfera della rappresentazione. In mancanza di qualsiasi tipo di riproduzione meccanica del vero (fotografia), il disegno artistico e lo schizzo dal vero, erano gli unici elementi che consentivano al progettista di ideare la sua opera ed inserirla nell'ambiente. Di alcuni progetti si parla addirittura di "progetto artistico". E tali sono! Un semplice ponte ad archi policentrici, il ponte sul fiume Rapido fra San Germano ed Atina disegnato a mano in scala in maniera minuziosa fin nei minimi dettagli, colorato con acquerelli e con le sfumature necessarie a dare l'idea di profondità, di sporgenze, di incavi, di curve, diventa un prodotto artistico che potrebbe avere vita propria al di fuori del mero progetto architettonico.
Mi convinco ogni giorno di più che la cura che necessariamente si doveva usare all'epoca, oggi sia completamente sparita nella falsa convinzione che il computer possa sostituire in toto la mano dell'uomo: nulla di più falso! Un buon rendering come si chiama oggi, parte prima dalla mente del suo ideatore, attraversa le spalle, il braccio e la mano, prima di andare a finire sullo schermo del computer sotto forma di pixel di svariati colori.

lunedì 16 giugno 2008

OT: sulla bandiera italiana


Gli italiani, si sa, dal basso della loro cultura nazional-popolare che porta agli onori degli altari questo o quel personaggio o questo o quell'evento a seconda che sia "simbolo" dell'italianità a prescindere da qualsiasi forma di istruzione o cultura (cioè della sottocultura), sentono la loro appartenenza alla Nazione dalla quale, a differenza dello Stato, non potranno mai staccarsi, solo durante i tornei di calcio per Nazioni, europei o mondiali che siano. Questo è il motivo per il quale, durante questi eventi, viene esposta la bandiera italiana, il tricolore italiano (un'altra volta fu esposto magicamente al di fuori di eventi calcistici, nei tre giorni di lutto nazionale per i caduti di Nassiriya). La scarsa abitudine all'esposizione porta, un buon numero di solerti cittadini italiani, a mettere la bandiera italiana al contrario: il rosso a sinistra... Poi c'è chi mette il tricolore in modo che le bande siano orizzontali e non verticali: ma questa è la bandiera dell'Ungheria... Ora io vi chiedo, oh italiani: conoscete il tricolore? No!
Piccola ripassatina. Il tricolore italiano è prima di tutto sancito dalla Costituzione Italiana che all'articolo 12 dei principi fondamentali, recita:
"La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni".
E fin qui... Poi ci sono il Web e Google Immagini che possono essere presi ad esempio ed infine ci sono le centinaia di venditori ambulanti che in questo periodo affollano le nostre città. Se osservate bene la mercanzia che vendono, vi accorgerete che il verde è a sinistra (non ve ne venite che è anche a destra se girate la bandiera!), subito attaccato alla mazzarella, al manico della bandiera. Ora avete capito come dovete disporre la bandiera?

venerdì 30 maggio 2008

E le prese stanno a guardare!

Ah, l'altro giorno l'aula che ha scosso quella giovine è tornata agibile: sono state sostituite tutte le prese, finalmente ed io mi sono chiarito con l'uomo mandato dall'alto (sempre dal primo piano). Oggi ho solo questo da dire.

mercoledì 21 maggio 2008

Corrente sfusa...



Rileggendo i "moltissimi" post di questo blog, mi sono accorto che in tre mi lamento delle condizioni nelle quali viene mantenuto l'edificio, storico al massimo livello, che ospita la Facoltà di Architettura. Oggi, per cambiare tema, mi lamento delle condizioni nelle quali viene mantenuto l'edificio, storico al massimo livello, che ospita la Facoltà di Architettura.
Siamo arrivati addirittura a fornire "corrente elettrica sfusa" a basso costo e senza esplicita richiesta. Semplicemente una collega di corso, mentre toglieva la spina dell'alimentatore del portatile da una delle numerose prese elettriche penzolanti a "norma 46/90" dell'aula T5, ha avuto l'onore involontario di ricevere in dono una scossa da 220Vca fra punta e prima nocca del dito indice destro, con conseguenze quasi drammatiche per le corde vocali, inusitatamente utilizzate per emettere il conseguente grido stridulo di dolore! Fortunatamente, vuoi per un caso, vuoi perché nel suo Libro del Destino non era prevista la morte per oggi, l'interruttore magnetotermico-differenziale ("Salvavita®" N.d.A.) ha funzionato a dovere scattando una frazione di secondo dopo che il flusso di corrente aveva raggiunto la cartilagine fra la falange distale e la falange media, a differenza di quell'altro interruttore in un'altra aula che, invece di scattare, aveva fatto saltare tutto l'impianto elettrico dell'aula stessa (ma in quel caso il "colpevole" era un assistente).
Viene avvertita la guardia giurata che avverte la presidenza, probabilmente per l'ennesima volta. La presidenza invia un suo uomo ad evacuare l'aula immediatamente dichiarandola "inagibile". 'Sto pover'uomo si prende le mie incazzature quando, con decisione, ci chiede di uscire immediatamente dall'aula, manco stesse prendendo fuoco o stesse per sprofondare. Chiedo (per quattro volte, ma non mi aveva capito) di attendere un attimo affinché altri colleghi, assenti al momento, potessero ritirare la propria roba, compresi tre pc portatili. Lui, imperterrito ci chiede di uscire, allorché sbrocco contro la facoltà, la tasse che vanno al vento, ecc... solite cose, insomma! Il povero cristo credeva ce l'avessi con lui, ma lui non c'entra un cavolo visto che ha ricevuto un ordine "dall'alto" (dall'alto sarebbe dal primo piano): appena lo rivedo mi chiarisco.
Ora l'aula è chiusa, dichiarata "inagibile", anche se credo e non sono il solo che, una volta isolate le prese ritornerà agibilissima...

giovedì 15 maggio 2008

La civiltà di un popolo...

... si evince dal rispetto che ha per i propri... cessi!
14-05-2008: Facoltà di Architettura di Aversa della S.U.N.: per lavori di manutenzione sono inutilizzabili tutti e sei (sei uomini + sei donne + sei disabili e professori) i cessi! Secondo la legge sarebbe una struttura inagibile, ma nessuno è morto, quindi si può andare avanti... Quel cretino o cretina che ne abbia bisogno, può anche andare al bar per una volta, no? Ah, per chi non lo sapesse, l'ascensore, non è che non c'è, ma è necessario farsi consegnare la chiave dalla presidenza, adducendo validi motivi come, carrozzelle, stampelle, guallere, ecc.

lunedì 5 maggio 2008

Architettura senza uomo?

Riporto un mio intervento nel newsgroup it.arti.architettura:
[...] nel tentativo di estrema sintesi, non ho specificato quanto tu dici dell'umiltà del progettista che i "Big" non hanno, anzi, per usare un "parolone", "la ruotano e la ribaltano" a proprio favore, come se i loro nomi fossero già Storia dell'Architettura.
Oggi esistono due correnti: chi si ispira e rispetta la storia e chi se stra...te. I primi, fra i quali inserisco sicuramente Rafael Moneo con il suo museo, sono quelli che pensano opere nelle quali le forme e lo spazio hanno radici storiche e quindi consolidate; i secondi, fra i quali non posso non inserire Gehry ed i suoi "discepoli", vogliono essere la "nuova storia", trasformando lo spazio in maniera forse eccessivamente soggettiva, nel tentativo di non "ripetersi" con l'Architetture pre-Moderna. Leggendo anche un interessante articolo nell'inserto domenicale del Sole24Ore riguardante un passo del libro di La Cecla "Contro l'Architettura", nel quale l'autore critica, in questo periodo di Guest Star, la lontananza dell'Architettura dalle esigenze umane e dal vero interesse pubblico, mi sono ulteriormente convinto che, nella ricerca di nuove forme, lo spazio e l'uomo siano considerati separatamente, o meglio, non vengono messi alla pari nel processo creativo. Non sono contrario alle forme decostruttiviste, sono contrario ai processi creativi, pericolosi, che non vengono manipolati in funzione dell'uomo.
Pensa che per il corso di Composizione 2, per il tema d'anno (progetto di residenze per studenti e per famiglie in un comune in provincia di Caserta, nei pressi di una nuova sede universitaria che l'Ateneo NON ha affidato agli architetti della propria Facoltà...), il nostro professore ha fatto cominciare la progettazione dei cessi, perché: "... gli architetti, oggi, relegano sempre meno spazio ai servizi igienici, anzi, spesso, vengono incastonati in quegli angoli rimasti in avanzo... Dal cesso è che si comprende il reale rispetto che ha avuto il progettista per la sua opera e, di conseguenza, per gli utilizzatori.". Concordo con quanto dice il mio professore, 50enne, anche per esperienza personale: Renzo Piano, la "big star", secondo me più imprenditore di se stesso che architetto in senso puro, ha piazzato solo 16 bagni (in tutto, uomini e donne) nella chiesa di San Giovanni Rotondo che tra l'altro è in grado di ospitare 6500 persone. 6500:16= 406,25 persone a cesso, sperando che maschi e femmine siano in numero pari.
Concludo dicendo che, mi sembra la ricerca dell'inedito, che poi non è mai veramente inedito, sia il risultato del tentativo di confermare, ancora una volta, di affermare la nuova architettura rispetto alla vecchia, evolvendo il concetto del rispetto per il contesto storico, nel discorso della dignità propria del Moderno (rispetto la chiesa antica lasciandola lì, costruendo il moderno accanto facendo dialogare le due opere tramite l'enorme contrasto generato, quindi pari dignità. v. Casa del Fascio di Como). Il fatto è che la crisi del Novecento non è finita e non finirà certo nel corso delle nostre vite. Non è possibile distruggere 1900 anni di storia dell'Architettura ben consolidata con le sue regole e le sue forme senza conseguenze gravi e profonde sulla società, che è poi l'unica usufruitrice dell'opera architettonica. In pratica, quando Mies van der Rohe ha tolto i pilastri d'angolo alla Neuenationalgalerie di Berlino, ha fatto i conti con questa sovversione, così come li hanno fatti LeCorbusier ed i cinque punti, Wright ed Aalto con le prime forme "strane". Già nelle loro architetture, sempre nel tentativo di superare a tutti i costi il vecchio, l'uomo cominciava ad allontanarsi dal centro dell'opera architettonica, anche se la sua presenza era più immediatamente palpabile rispetto ad oggi.

venerdì 18 aprile 2008

Architetto rassicurante

Pasquale Belfiore ha definito Carlo Melograni "Architetto rassicurante", nella presentazione della conferenza o, come lo stesso Melograni ha definito, conversazione, del 9 aprile 2008 nell'aula S1 della Facoltà di Architettura della SUN, definizione che ha piacevolmente stupito anche il professore. Rassicurante perché, lontano dai clamori del jet-set internazionale, dei libroni di Storia di Architettura, la sua architettura ha sempre badato all'uomo ed alle sue esigenze formative. Melograni, infatti, si è quasi sempre occupato dell'architettura della formazione scolastica e delle residenze economiche e popolari, "inclinazione" che non gli ha quasi mai consentito di "poggiarsi" sulle labbra dei fini dicitori che occupano numerosi le nostre Facoltà. Eppure le sue opere sono state sempre vincitrici di concorso, quando non assegnate direttamente da enti pubblici e privati, tagliandosi qualche spazio su riviste del settore non poco note.
Il titolo della "conversazione" davvero piacevole da ascoltare e facilmente comprensibile anche dagli studenti del primo anno, era: "Due o tre regole per progettare", regole apparentemente semplici, ma quasi mai applicate. Per superare la "paura del foglio bianco" si deve partire dalla convinzione che alle spalle abbiamo un'esperienza secolare nell'architettura. Nel corso dei secoli ci sono stati salti e rotture, l'ultimo dei quali è il Movimento Moderno: abbiamo, quindi, novant'anni di esperienza. Le semplici regole sono:
  1. Informazione, studio. Anche se un tema appare nuovo, esiste comunque un patrimonio di esperienze da valutare, rivalutare, elaborare, respingere, accettare. Informarsi anche sul territorio e la sua storia e su architetture analoghe anche in contesti diversi;
  2. Progettare per elementi componibili, scindendo le singole attività connesse in tutti gli elementi necessari allo svolgimento dei lavori (ad esempio: in un asilo ci saranno: bagni, mense, locale genitori, locale educatori, fasciatoi, ecc.);
  3. Elementi semplici, combinazioni complesse, composizione cioè di elementi modulari in forme più o meno complesse.
La sua teoria, applicata in tutte le sue opere, ci è stata mostrata nel progetto del Liceo Classico "Ariosto" di Ferrara, sia nella disegno originale, sia nel suo ampliamento che ha dimostrato l'assoluta validità della progettazione per elementi modulari. Progettato infatti prima dell'entrata in vigore della legge sull'abbattimento delle barriere architettoniche, ha "sopportato" a meraviglia le restrizioni legislative non dovendo subire alcuna modifica radicale. Anche nello studio di prototipi di scuole dell'infanzia volute dalla Regione Toscana, la validità della sua teoria è stata ancora una volta confermata.
Ecco perché anche io ritengo il prof. Carlo Melograni un architetto rassicurante: non esiste nulla di nuovo in architettura e l'utilizzo del modulo non è una restrizione alla fantasia o alle "regole" della "buona architettura", bensì una continua sfida con le innumerevoli ed infinite variazioni che il disegno modulare comporta.

mercoledì 9 aprile 2008

Gli esami non finiscono mai!

Ma è mai possibile pubblicare le date degli appelli d'esame una settimana prima dello svolgimento che due giorni dopo la fine del trimestre? Qualcuno dirà di si, che succede ovunque e allora: è mai possibile cambiare le suddette date cinque volte nel giro di una settimana e non sapere ancora il calendario del terzo ed ultimo trimestre che comincia la settimana immediatamente successiva agli appelli d'esame? è mai possibile poi che il quarto cambiamento di data sia stato dovuto al fatto che il giorno 14 aprile ci sono le elezioni legislative e che il quinto cambiamento preveda buona parte degli esami durante il terzo trimestre? Io dico di no! Non facciamo qualunquismo, queste cose non devono succedere in nessuna facoltà nemmeno in quella che io frequento, nella quale l'unico ascensore, inserito in maniera pacchiana in un contesto storico rinascimentale ma con radici nell'Alto Medioevo, sia usufruibile soltanto dopo aver chiesto la chiave in presidenza, gli estintori non sono dappertutto, non esiste un piano di evacuazione, né rilevatori antifumo e soprattutto il materiale per la didattica (vedi videoproiettori) è di scarsissima qualità. Senza parlare delle finiture: ci sono interruttori della luce che per essere accesi devono essere... spenti!

sabato 5 aprile 2008

Architettura bioclimatica

Sto portando a termine, per il Laboratorio di Costruzione dell'Architettura 1A", un progetto di riqualificazione in chiave bioclimatica di un casolare di campagna di nostra scelta. A parte le difficoltà nel portare avanti il lavoro in soli tre mesi (la Facoltà che frequento ha scelto la trimestralizzazione), devo assolutamente dire che sono piacevolmente sorpreso ed incuriosito dall'Architettura Bioclimatica!
L'idea del mio progetto è quella di realizzare, vista anche la posizione dell'edificio completamente isolato sia dalla città di Caserta, sia dai borghi più vicini (Mezzano, Casolla, Casertavecchia), un'abitazione per un'artista completamente passiva, con produzione di energia elettrica sfruttando sia l'energia solare, con pannelli installati come brise-soleil sul terrazzo piano di copertura e sui terrazzi, sia quella eolica con un mulino a vento che si addice all'antica funzione di masseria. Il solaio di copertura del blocco ad Est, crollato, sarà reintegrato con un pavimento calpestabile in vetro opaco. Naturalmente il progetto non si limita alla mera riprogettazione degli ambienti ed alla conversione della destinazione d'uso dell'edificio, ma studia anche il comportamento bioclimatico dell'ambiente circostante e delle sue conseguenze sul costruito come ventilazione e soleggiamento. Se l'idea è buona, ho in mente di creare un sistema per convogliare il vento proveniente da Ovest e da Sud-Ovest, all'interno dell'edificio, sfruttando una barriera frangivento composta da alberi. In ultima analisi, la strada che collega la SP213 con il Casino Leonetti, verrà semplicemente messa in condizioni di carrabilità, lasciando inalterato il fondo in terra e ciottoli.

giovedì 27 marzo 2008

Presentazione

Brevi cenni. Ho 32 anni, sono di Caserta e, dopo molti (troppi) sacrifici, dopo essere stato preso in giro da subumani datori di lavoro, finalmente sono riuscito ad iscrivermi all'Università. Ho dieci anni di esperienza come programmatore Web e disegnatore AutoCAD, cinque di professione di geometra, ma quello che è più importante, nessuna di queste mie referenze è certificabile! Fa niente, a meno che non venga la fine del mondo in questi giorni, dovrei laurearmi nel 2011. Sono fidanzato e vorrei sposarmi, ma non abbiamo un lavoro (soliti problemi). Stiamo facendo il possibile per creare una società (Lei è laureata in Conservazione dei Beni Culturali) mettendo insieme la mia esperienza di programmatore e la sua professione di Storico dell'Arte e Bibliotecaria. Ci riusciremo. Un giorno. Forse non lontano. Forse...