mercoledì 18 marzo 2009

Lessico famigliare

Ascoltavo, alcuni giorni fa, la discussione piuttosto accesa fra un giovane medico cardiologo ed il padre con il livello d'istruzione fermo alla media inferiore. Il tema riguardava la maniera corretta di informare parenti e conoscenti circa un malanno accaduto ad un parente, notizia che era già circolata nei dintorni e che aveva spinto già molte persone a chiedere informazioni, spesso con lo stesso tatto di un dito bruciato con la benzina. Per la cronaca il parente aveva avuto un infarto (e già qui, chi legge, ha potuto pensare al peggio), seppur di lievissima entità e preso in tempo (il parente è a sua volta medico, nello specifico, cardiologo...). Il giovane medico asseriva che era necessario dire che il parente aveva avuto un leggero infarto, ma preso in tempo. Il padre, invece, diceva che agli ignoranti (che ignorano la materia) non si poteva dire la parola infarto per evitare che si pensasse al peggio, ma mitigare l'informazione dicendo che "aveva avuto un piccolo dolore al cuore" e che gli avevano messo "una cosa" per far circolare meglio il sangue. Il medico cercava di convincere il padre che quanto egli affermava si chiamava infarto, mentre il padre si difendeva insistendo che non si poteva usare la parola infarto e che, anzi, bisognava trovare una nuova parola, meno "tragica" per evitare che chi fosse informato dell'accaduto, pensasse immediatamente al peggio non tanto nell'immediato, ma in tempi futuri quando, una volta ristabilito il parente, la gente evitasse di pensare che quella persona avesse subito "una botta" e che non "era più quello di prima". La discussione finì con i contendenti arroccati ognuno nelle proprie convinzioni. A sera, però, ragionando a freddo, il giovane medico diede ragione al padre, ma era troppo tardi: il giorno dopo, già si diceva che quel parente era in coma a causa dell'infarto, qualcuno diceva che non parlava più perché l'infarto colpisce così, chi diceva che con l'infarto si resta scemi, chi che l'infarto fa pisciare sotto in mezzo alla strada, senza contare i soliti sapientoni da bar che facevano il parallelo con la sorte toccata al padre del parente (nonno e suocero dei contendenti) e che fosse ovvio che al figlio sarebbe venuto un infarto e che sarebbe morto allo stesso modo. Insomma i presagi di quel padre si erano avverati, ma non era finita qui. Una volta appreso che il parente era già tornato a casa e che aveva ripreso, rapidamente, tutte le sue attività abituali e che il malanno non aveva portato apparenti strascichi, il "popolo" già era convinto che "allora non è stato un infarto!"...
Tutto questo per dire che il lessico tecnico, scientifico, accademico è "cosa" da "uomini eletti" e non da popolino e soprattutto dovrebbe essere utilizzato nell'ambito della scienza o disciplina cui appartiene. Non credo, infatti, che i medici abbiano chiara comprensione del termine "cedimento strutturale" come gli architetti/ingegneri/geometri non conoscono il vero significato della parola "infarto".
Il buon professionista dovrebbe usare il linguaggio appropriato a seconda del suo interlocutore. Sembra una cosa banale, ma troppo spesso non è così. Ho visto architetti parlare di "Rilievo multidimensionale dell'ambiente antropizzato" a gente ignara del lavoro di rollina metrica e fotocamera digitale, che compivano alcuni di loro sulle proprie abitazioni. E' facile "farsi belli" difronte alla gente comune, ma è meglio conservarsi le belle parole per i momenti consoni. La gente comune va adeguatamente informata, non confusa o trattata come bestia ignorante. Bisogna creare la giusta dose di curiosità in modo che chi ha voglia di saperne di più si informa, chi non ne ha, ha saputo già abbastanza. Quindi, non "Rilievo multidimensionale dell'ambiente antropizzato", ma "Prendere le misure delle case del quartiere/città, compreso il rilevamento del colore degli edifici, del degrado, ecc.". A chi chiederà a che serve prendere il colore, gli si spiegherà con calma il motivo, a chi farà il gradasso non si concederà alcuna soddisfazione: andrà via da solo prima o poi.
In questo modo si sarà più apprezzati nel proprio lavoro, la gente comune avrà almeno un'idea delle innumerevoli tematiche legate all'architettura (e non solo se si estende il discorso anche alle altre discipline), sarà maggiormente consapevole e non sparerà fregnacce a caso, riuscendo a difendere i propri diritti senza correre dietro il porta-meta ed essere usata come "massa pesante" come troppo spesso accade oggi.