domenica 29 novembre 2009

Gli architetti devono pensare le loro opere come se fossimo tutti disabili, non il contrario

Faccio mia una citazione di Tim Berners-Lee, padre insieme a Robert Cailliau del World Wide Web:
"La potenza del Web sta nella sua universalità. L'accesso per chiunque, qualunque disabilità egli abbia, ne è un aspetto essenziale"
Il titolo per così dire provocatorio, nasconde una triste realtà: ancora oggi l'approccio progettuale prescinde dal considerare le disabilità e già a partire dal periodo universitario. Un caso su tutti è il Ponte della Costituzione di Calatrava a Venezia dove è stato previsto solo dopo la costruzione (quindi dopo la presentazione dei progetti, l'approvazione, lo stanziamento dei fondi, la costruzione e l'inaugurazione) un sistema (costoso) per permettere ai disabili di attraversare il ponte. L'errore è alla base ed è concettuale. Si pensano le opere per chi è in grado di camminare per poi trovare uno spazio per fare la rampa per i disabili, quasi come se si volesse dare loro il privilegio di un accesso riservato. Lo stesso discorso vale per le città. Dove le amministrazioni comunali hanno previsto le rampe, hanno dimenticato di dire alle ditte appaltatrici che non è opportuno creare un gradino di asfalto di 15 cm sotto i marciapiedi che inutili e pericolosi per svariati motivi:
  1. Chi è in carrozzella, trasporta un passeggino, cammina con le stampelle, ha enormi difficoltà a scendere e risalire nel poco spazio offerto dalle zanelle stradali;
  2. Il gradino di asfalto è un ottimo trampolino di lancio per tutti quei piloti che quotidianamente percorrono le strade delle nostre città, visto che non esiste più il ciglio del marciapiede che viene di conseguenza a trovarsi allo stesso livello della strada.
Basta poco per evitare queste grossolane "cadute di stile", ahimé poco pubblicizzate anche dai detrattori delle opere pubbliche costose. Esistono norme che vanno rispettate prima dal punto di vista etico e poi da quello normativo per consentire a tutti, qualsiasi disabilità essi abbiano, di usufruire liberamente delle opere architettoniche. Un vincolo non è un limite, ma una sfida.

lunedì 2 novembre 2009

L'eleganza del Liberty


Ho poco da dire se non che adoro questa palazzina Liberty nel comune di Santa Maria Capua Vetere (CE), non lontano dalla stazione ferroviaria. L'ho "scoperta" per caso un giorno che decisi di non guardare solo il marciapiede su cui camminavo e ne sono rimasto folgorato. Purtroppo, se si esclude il palazzo alla sua sinistra (non visibile in foto), la palazzina è circondata dalla mediocre edilizia da speculazione che negli anni l'ha soffocata. Unica magra consolazione è l'assenza di edifici in aderenza sul lato destro lungo la strada, ma il panorama posteriore è deprimente.
Tra l'altro non è l'unica testimonianza del recente passato offuscata dal "costruttivismo" del secondo dopoguerra. Altre testimonianze si trovano nelle stesse condizioni, alcune in condizioni anche peggiori, come la casa del custode dell'Istituto di Incremento Ippico. Nei pressi della villa comunale, lungo il corso Ugo de Carolis, o in Via Mazzocchi, ci sono altri pregevoli esempi che, fortunatamente, hanno avuto sorte migliore visto che si trovano nel centro storico, in cortina con altri edifici di pregevole fattura.