giovedì 21 gennaio 2010

StreetView: una voce controcorrente

Si è fatto un gran parlare in passato e se ne fa ancora di StreetView e delle ripercussioni sulla privacy. Qualcuno ha anche azzardato definendolo un servizio inutile. Tralasciando le implicazioni legali che un servizio del genere naturalmente produce, io personalmente dico che non solo non è inutile, ma è anzi utilissimo. Fermo restando che l'ideale sarebbe visitare i luoghi in prima persona e non affidarsi esclusivamente a strumenti esterni (foto e video in primis), è anche vero, però, che non sempre si ha il tempo (leggi: possibilità economica) di intraprendere lunghi viaggi. Allora l'unica soluzione è vedere questi luoghi immaginando di esserci davvero e magari sognare un giorno di andarci veramente, costruendosi anche un itinerario turistico personalizzato.
Con questo sistema posso dire di "essere stato" sul Golden Gate, ma anche nelle città minori americane, così come nei quartieri e nelle stradine strette di Tokyo, Kyoto o Kobe, di aver "visto da vicino" l'Opera House di Sidney. Non è come averli visto dal vivo, ma almeno ho un'idea di come si inseriscono determinate opere nell'ambiente urbano o naturale, in special modo il sistema dei neighborhood (in inglese) americani ed inglesi, interessanti dal punto di vista urbanistico e sociale