sabato 24 aprile 2010

Dove sta andando l'Architettura?

Non si sa. Nel frattempo si distrugge quello che ci è stato tramandato e, sia chiaro, sempre più spesso con il beneplacito delle soprintendenze!
Il caso in questione è riferito alla Facoltà di Architettura della Seconda Università di Napoli, la "mia" facoltà, come sentiamo troppo spesso dire in giro da Qualcuno. La sede è ospitata nel chiostro cinquecentesco, nel "Quarto dell'abate" del XVIII secolo, opera di Ferdinando Fuga e nell'ala ottocentesca che di ottocentesco ha solo il nome, dell'Abbazia di San Lorenzo ad Septimum ad Aversa (CE). Da tempo sono cominciati lavori di adeguamento impiantistico e tecnologico, ma sia i progettisti (che NON sono della facoltà) sia gli esecutori, oltre che DL (che NON è della facoltà o se lo è, sarebbe consigliabile non andasse a dirlo in giro) non si sono affatto resi conto di trovarsi in un monumento storico di straordinaria importanza e non in un quartiere di edilizia economica e popolare. Così c'è voluta la richiesta di un docente di restauro affinché non si usasse il martello pneumatico sulle mura settecentesche per realizzare le tracce per gli impianti (impianti sotto traccia, come si usavano vent'anni fa).
Roberto Pane, al quale la Facoltà ha dedicato la biblioteca, scrisse: "La stratificazione è l'essenza stessa dell'architettura" e mi chiedo: perché tutto questo è ampiamente disatteso in un luogo di istruzione d'eccellenza che è una facoltà universitaria soprattutto di architettura? Perché la Soprintendenza di Caserta ha dato il beneplacito alla realizzazione di interventi così invasivi, che poi è la stessa che sta demolendo le basi delle torri federiciane di Capua? Perché non è stato interpellato il dipartimento di restauro che è stato tenuto fuori da tutto? A questo punto, mettiamo gli impianti sotto traccia anche nella Reggia di Caserta visto che, benché le firme siano diverse, le mura sono coeve.
Un altro dei punti chiave del restauro prescrive la compatibilità della rifunzionalizzazione dell'edificio con le preesistenze: se ciò non può avvenire ad Aversa perché non andare altrove? Solo per avere una sede prestigiosa? Ma si avrà oggi, insieme ad un po' di biasimo delle menti più sensibili, fra trecento anni, un restauratore potrebbe scrivere saggi interi "sui premiscelati usati da Fuga e sui siporex stratificati" (questa non è mia, ma la faccio mia).

Qualche immagine tanto per gradire: Set su Flickr