sabato 10 dicembre 2011

002) Nuovo tema, nuova tesi

La prima cosa che faccio sempre quando devo andare in una città, devo progettare in quella città, ho (avevo) un tema di studio in quella città, è vedere come è fatta. Prima di poterci andare personalmente (che sarebbe l'ideale in ogni caso), ci faccio una capatina con il satellite, poi cerco informazioni di base, poi mi guardo qualche foto e quando è possibile giro per le strade. Naturalmente è tutto in preparazione di una visita di persona, si tratta di una sorta di pregustazione.
Anche in questo caso sto pregustando la passeggiata che andrà fatta per forza e soprattutto per piacere. Adoro l'Umbria e forse è anche questo che mi ha "imposto" la decisione di scegliere il "meta-tema" di Città di Castello. Ci sarà da lavorare parecchio perché i tempi di consegna non sono così lunghi e per l'incontro previsto da quelle parti nella primavera del 2012 (ad onor del vero neanche troppo lontante dalle date per le tesi di luglio) dovremo, con il gruppo, aver prodotto abbastanza da rendere il nostro progetto leggibile e quanto più completo possibile. Ce la farò e ce la faremo come abbiamo sempre fatto negli anni passati.

martedì 25 ottobre 2011

(ri)scoprire una città

Domenica 25 ottobre ho visitato, come non facevo da tempo, una città dimenticata, ma non in rovina, una città che secondo le terminologie contemporanee sarebbe una "Città d'arte", dove l'arte c'è ed è accompagnata dalla cultura e non solo quella di chi la cultura la fa. Una città quasi millenaria eppure troppo poco conosciuta se non per la malavita del suo intorno, del suo "agro".
Aversa è una città bellissima, nel senso più puro del termine. Conserva ancora, nella planimetria ed in certe sistemazioni urbane, i segni delle origini normanne, anche se nel corso degli ultimi cinquant'anni le (ill)logiche speculative, politiche e post-terremoto hanno segnato, spesso definitivamente ed irreparabilmente, il tessuto prima urbano e poi urbanistico. Basti pensare che il centro, nel senso vero del termine, dalle origini più antiche, è stato sventrato ed è stata realizzata quella che sembra essere una piazza, straniante, poco frequentata perché inospitale. Eppure era, nella pianta concentrica, il posto più denso della città. Il "vero centro" oggi è una strada, Via Roma, da Nord a Sud fino all'angolo con Piazza Municipio, ma basta scostarsi un po' verso il duomo  per rivedere certi scorci, certi resti inglobati e stratificati, i palazzi nobiliari, ancora i "sedili", luoghi coperti con volte a crociera che le famiglie di notabili si facevano costruire nei pressi dei loro palazzi per discutere dei loro affari.
I "centri concentrici", i nuclei più antichi sono ancora abitati sebbene si avverta già un lento declino, un inesorabile spopolamento. Chi ancora vi abita non vive appieno quei luoghi, ma si sposta lungo la via-centro summenzionata e non potrebbe fare altrimenti. Non saprei dire quanto attivi siano i negozi, ma molti sono chiusi con le saracinesche rotte o che presentano i segni della lunga serrata.
Ma c'è pur vita. Giunto in Piazza San Domenico, dove via Santa Marta sfocia nella piazza, lungo il segno lasciato dalle mura angioine, c'erano delle persone sedute su alcuni gradini che parlavano tra loro. Mi hanno visto fotografare e hanno interrotto per un attimo la loro conversazione, poi hanno ripreso a parlare come se la mia presenza con una fotocamera fosse usuale oppure come se, ed è quello che credo, fossero lieti se non lusingati che quel tratto della loro città finisse negli archivi fotografici di qualcuno. Non mi hanno interrotto o disturbato chiedendomi, più o meno minacciosamente, cosa stessi facendo, mi hanno semplicemente lasciato fare. Anche Peppe, la presona che ho conosciuto quel giorno dopo aver visitato brevemente il porticato, orrendamente restaurato, del chiostro di San Domenico. Mi ha parlato del dispiacere suo e della congrega di cui fa parte per l'incuria in cui è stata lasciata la chiesa di S. Domenico: pulita fuori, mutilata e distrutta dentro (rubati tutti gli altari!). Mi ha anche parlato, con la passione semplice di chi parla di un proprio figlio, della sua città, del palazzo del '500 in cui abita, del dirimpettaio Palazzo Azzolini, della Porta Carrese oggi tompagnata ed inglobata in un palazzo. E' un cittadino che conosce bene il luogo in cui abita. Si lamentava, però, del fatto che le amministrazioni succedutesi negli anni, avessero spostato i loro interessi mondani verso la via-centro, relegando quell'area antica a qualcosa che si accostava più al dormitorio o all'attraversamento anonimo.
E difatti la via-centro è molto più viva essendo aperti buona parte dei negozi anche di domenica. Non ci sono urla e schiamazzi per strada, piuttosto famiglie intere a passeggiare a piedi essendo la strada, insieme ad alcuni isolati intorno, area pedonale. Una via-centro molto lontana dall'essere tangente al nucleo più antico messo in disparte, che necessiterebbe di maggior cura, non urbanistica, ma culturale. C'è da dire che durante la settimana, essendo Piazza S. Domenico sede del Giudice di Pace, il passaggio veicolare la fa da padrona anche se dovrebbe essere il contrario per la delicatezza del palazzo due-trecentesco che lo ospita.
C'è gente che vuole vivere la propria città, che ne conosce i pregi e i difetti, che teme la sua morte, che non vuole venga oltraggiata. Ma i sentimenti semplici di chi vive in un luogo non fanno breccia nelle politiche di governo del territorio, troppo distante dal governo e troppo vicino, se non contiguo, al territorio (nel senso "animalesco" del termine).

venerdì 9 settembre 2011

A volte ritornano...

E' incredibile come, alle volte, le cose accadono come un deja vu, ma sono reali. Stamattina cercavo articoli, testi, link sul connubio Musica e Architettura. Ho trovato vari testi fra i quali un sito che ne da un'introduzione molto semplice, un testo in formato pdf (si apre un file pdf) e varie altre cose. Ho provveduto a salvare tutto sul mio pc in una cartella che si chiama "Libri", ponendo il materiale in una sottocartella dedicata che ho chiamato "Musica e Architettura". Dopo ho pensato di spostare questa cartella nella directory principale, non trattandosi più di libri che trattano di vari argomenti, ma di un unico tema contenente elementi multimediali diversi. Qui la sorpresa: una cartella "Musica e Architettura" c'era già e conteneva pressocché lo stesso materiale! Tempo fa, forse un paio d'anni fa (la data di creazione è 10 gennaio 2011, ma è riferita a quando ho spostato l'intero archivio sul nuovo hard disk), avevo fatto la stessa ricerca che mi aveva restituito gli stessi risultati di oggi, più o meno. Mai avrei mai pensato di ripetere, in maniera identica (e sistematica), le stesse cose a distanza di tempo. I primi sintomi della paranoia...
Chissà quando avrò il tempo di leggere tutto, compreso l'omonimo libro di Xenakis. Probabilmente mi dimenticherò di nuovo della ricerca di oggi, anche se questo post "promemoria" non verrà certamente seppellito sotto pagine e pagine di byte.

giovedì 18 agosto 2011

Autoritratto sanguigno

Penso che per eseguire un Restauro bisogna essere architetti due volte.
In prima istanza, per colui che si accinge ad operare su un bene, sia esso un "rudero", un monumento, un edificio cosiddetto appartenente all'"edilizia minore" che poi è quella più interessante sia dal punto di vista delle tecniche costruttive, sia per il fatto che rappresenta la testimonianza più diretta e viva della società che l'ha prodotta, è necessario che ne comprenda la storia, la materia, le forme, le stratificazioni. La parte tecnica dell'intervento, rilievo materico e del degrado, fa parte (o dovrebbe far parte) del bagaglio culturale dell'architetto. In questa istanza vanno inclusi per forza anche il tracciato o i tracciati urbani formati dall'opera o che hanno formato l'opera. I due elementi sono quindi inscindibili e non si può parlare di architettura senza considerarne la sua essenza urbana.
In seconda istanza, una volta conosciuta l'opera, è necessario riprogettarla, sia nel caso di solo consolidamento, sia nel caso di rifunzionalizzazione, sia nel caso di ripristino della funzione, operazioni che vanno compiute sempre ed esclusivamente tenendo sempre a mente che lo scopo del restauro è la conservazione della materia. Il cantiere di restauro non può essere affidato a Mastu Lisandro o all'impresa del nipote del sindaco, ma ad una seria "bottega" specializzata se non esclusivamente (oggi camperebbe poco), almeno per la maggior parte in opere di restauro, con nel libro paga maestranze e tecnici di alta specializzazione.
Se non ci fossero le soprintendenze o, meglio, i soprintendenti senza esame di restauro alle spalle, tutto quanto detto non sarebbe soltanto l'ideale accademico, ma la prassi. Non è "tutta una questione di soldi", almeno non solo, benché un cantiere di restauro costi più di un cantiere di edilizia comune (il cantiere di architettura ha un costo diverso che si pone a metà e spesso supera quello di restauro). Il problema è, però, anche politico. Un anno fa i crolli di Pompei, già pesantemente in degrado a causa sia dell'incuria e della mancanza di fondi, sia dei troppi turisti che affollano quotidianamente il parco. Un po' di tempo prima era però avvenuto un crollo anche nel Castello di Carlo V, che poi è una fortezza, di Capua del XV secolo che aveva interessato la copertua di alcuni locali lungo la cortina sud, evento passato in sordina perché l'area è zona militare (c'è il Pirotecnico fin dal tempo dei Borboni, istituzione, quindi, già storicizzata). Ancora prima i crolli di Noto e della sua cattedrale barocca, ricostruita come se fosse un Lego, con dubbi risultati. Di oggi la notizia di un cedimento al complesso arabo-normanno di Monreale.  Invece, a tenere banco è la "querelle" fra le istituzioni politiche nazionali, regionali e provinciali del Piemonte, del Comune di Torino, l'Istituto di patologia del Libro ed il professor Tullio Gregory del Comitato tecnico scientifico ai beni librari, riguardo il celeberrimo Autoritratto di Leonardo da Vinci che si vorrebbe esporre alla reggia di Venaria Reale contro il parere proprio di Gregory. La notizia, che poi è una sottile polemica contro l'unico derelitto che non vuole proprio piegarsi alla retorica del "diritto all'usufruizione", da la testimonianza diretta di quanta scarsa cultura sia impregnata la politica italiana e di quanto sia facilmente influenzabile "l'opinione pubblica". E' vero anche che il disegno leonardesco non è esposto al pubblico perché di delicata costituzione materica e quindi conservazione, ed è conservato al chiuso, ma è vero pure che nessun governo, Ministro o assesssore alla Cultura, si è mai prodigato affinché l'oggetto fosse esposto garantendone la conservazione nel migliore degli ambienti come per la Sacra Sindone sempre a Torino o la mummia Oetzi. Sono scarse poi le rassicurazioni dell'assessore regionale alla cultura Coppola riguardanti le "precauzioni di sicurezza" perché la paura di un furto, in questo caso, è proprio l'ultima delle preoccupazioni (chi è che può vantare un originale di Leonardo in casa?) anche perché i sistemi antirapina dovrebbero essere intrinseci e sottintesi. Si sta parlando di un bene comune, non italiano, ma dell'umanità intera, trattato dalla politica come arma demagogica per mostrare la buona volontà di fare di fronte ai propri elettori (si, elettori, non cittadini, cioè numeri più che persone). Il cosiddetto "diritto all'usufruizione" dell'opera d'arte non deve scontrarsi con l'opera d'arte stessa, non deve cioè diventare il fine ultimo della conservazione, ma uno degli elementi da prendere in considerazione soprattutto quando l'oggetto da esporre (o da usufruire quando si tratta di edifici) è troppo delicato. Quel disegno andrà tolto dal contenitore che lo conserva, spostato in un altro contenitore per il trasporto, trasportato in un altro luogo, aperto il contenitore, posto il disegno nella teca prevista: per un oggetto che ha quasi seicento anni, mi pare un po' troppo ed i rischi di un danneggiamento sono troppo alti. Anche un piccolo pezzettino di materia distrutto non potrà essere consegnato ai posteri e se ai più sembrerà un'inezia, basterà sapere che più materia si perde, maggiore è il rischio di distruggere l'intero oggetto, così "ai nostri figli" tramanderemo polvere come i libri del film "L'uomo che visse nel futuro".

giovedì 21 luglio 2011

Thesis|Tesi (OLD)

(Il testo seguente rappresenta la pagina Thesis|Tesi prima che decidessi di cambiare argomento. E' stato raccolto qui solo per un confronto con l'attuale corso delle idee)

Premessa

"Sembra ieri" che ho creato il blog, ma sono passati già tre anni da quel giovedi 27 marzo 2008 quando per la prima volta producevo byte di architettura, o meglio, pensavo di produrne. La mia carriera di studente è quasi al termine e devo cominciare a pensare a come cambiare la descrizione del blog visto che diventerebbe anacronistico. Nel frattempo ho pensato di raccontare sottoforma di appunti di viaggio o di breve racconto i passi che ho seguito, seguo e seguirò nella realizzazione della mia tesi di laurea.


Ipothesi

Questa rubrica nasce con ritardo. La mia richiesta per la tesi risale a luglio 2010. L'insegnamento scelto è stato Architettura degli interni ed il relatore Prof. Claudio Gambardella. Il tema concordato riguarda la progettazione di un museo d'impresa della fu industria serica Alois del comparto serico di San Leucio. Perché un museo d'impresa quando l'impresa non esiste più? L'idea di base è quella di produrre una tesi di laurea non fine a se stessa e reclusa in ambito accademico, ma realizzabile, anzi proponibile ai diretti interessati che, in questo caso, diventi volano di rilancio non solo dell'industra in se, ma anche dell'intero comparto e della vita sociale di una parte di Caserta che ha conosciuto un certo sviluppo sociale ed urbano, legato proprio ai setifici. A tal proposito ho contattato un membro della famiglia, uno degli ultimi AD prima del totale fallimento dell'intera industria serica leuciana, per chiedergli una consulenza e una collaborazione esterna per quanto riguarda la parte economica e commerciale, per analizzare le cause del crollo della domanda e le possibili metodologie per il rilancio.
Una volta realizzato il contatto è stata la volta di individuare una sede per la realizzazione del museo, di proprietà della famiglia Alois, che avesse come caratteristiche la disponibilità ad un'installazione permamente. Da un punto di vista strettamente pratico, era necessario disporre di tutti i disegni tecnici, piante, prospetti e sezioni, per evitare un rilievo diretto dell'immobile che avrebbe comportato la perdita di troppo tempo (perdita di tempo che si è comunque verificata per altri motivi...). Purtroppo nessun membro della famiglia, dopo la dichiarazione di fallimento, possiede beni o se ne possiede non sono disponibili.
Si passa ad una fase successiva: reperire i disegni del Belvedere di San Leucio dove è già presente un museo della seta. Qualcuno penserà: è un bene pubblico, patrimonio dell'umanità, sarà facile reperire il materiale... Tutt'altro!


Thesis

Dopo quattro mesi di ricerche e continui e infruttuosi contatti con il Comune di Caserta, titolare dell'intero bene, che alla fine aveva risposto di "non avere niente", ho trovato tutto quello che mi occorreva in Soprintendenza, Archivio Corrente, grazie alla disponibilità di un impiegato che ha saputo indirizzarmi correttamente. Il materiale che ho potuto, finalmente, scansionare è la copia della Soprintendenza del progetto realizzato per conto del Comune di Caserta per il restauro degli immobili...
Comincia ufficialmente la preparazione della mia tesi di laurea.

Il divenire è un continuo mutare

Ho deciso di cambiare il tema della tesi e ho deciso di cambiare anche settore disciplinare quindi cambia anche il relatore.
Da un anno a questa parte, ragionando sull'architettura o, meglio, tentando di criticarla, è maturato in me un senso di disagio nel tema scelto (museo d'impresa). Non sentivo più lo stimolo iniziale per un argomento comunque interessante, ma per il quale non riuscivo a produrre risultati, forse per un fondo di disagio o senso di inadeguatezza che non riuscivo ancora a percepire. Mi sono sentito "stretto" nella morsa delle "mura" del Belvedere di San Leucio, eppure non avevo cominciato ancora a mettere mano all'idea. Forse il docente, preso dalle innumerevoli richieste di revisioni sia per gli studenti che per i tesisti, non ha saputo trovare il tempo di ascoltarmi, quando cercavo di farmi comprendere. Vuoi anche che, dopo un anno, la Facoltà non aveva ancora comunicato né l'inizio dei laboratori di sintesi finale, né i referee esterni per gli studenti che, come me, avevano scelto la laurea sperimentale, sulla scia di burocratizzazione estetica che negli ultimi due anni ha saputo intraprendere. Tutto questo ha contribuito al mio ripensamento.
La decisione per il cambio, come mio solito, è avvenuta negli ultimi quindici giorni. Ho già comunicato al docente le mie intenzioni, ma non ho ancora ricevuto risposta. Ad ottobre-novembre inoltrerò domanda per un nuovo settore disciplinare (progettazione) e per un nuovo relatore (già nella mia mente). La tesi sarà compilativa cioè non sperimentale la cui differenza, ormai solo burocratica, visto che il tempo da impiegare è comunque lo stesso, è quella dell'assegnazione dei punti finali che saranno sette, anziché dieci, ma a me non interessano affatto.
Con il relatore "presente nella mia mente" ho già collaborato, durante il tirocinio, al rilievo ed al progetto per un bene sequestrato alla camorra e ho avuto conferma, avendo già svolto con lui un laboratorio di progettazione al secondo anno con ottimi risultati, della sua capacità e volontà di ascoltare gli studenti, di porli quasi sul suo stesso piano, pur mantenendo il dovuto distacco tra docente e studente. C'è da dire che, nella lista delle preferenze richiesta all'atto dell'inoltro della domanda per la scelta del tutor, questo docente era il secondo dopo il precedente, ma, oggi, non è affatto un ripiego. Forse era quello definitivo già l'anno scorso, ma non ho saputo accorgermene.

mercoledì 25 maggio 2011

001) Thesis|Tesi_Prima missione: ricerca locali liberi

Una volta individuato nel Belvedere di San Leucio la sede del museo d'impresa, resta da capire quali siano i locali all'interno del complesso, ancora disponibili. Attualmente esistono un museo della seta e svariate altre attività, oltre agli uffici di gestione tecnica ed amminsitrativa dell'intero complesso. Dato che la tesi non è pensata per essere confinata in ambito accademico, ma per essere realizzabile ed, in questo caso, fare da possibile volano alla rinascita della manifattura serica, planimetrie in una mano e videocamera nell'altra, mi recherò sul posto per individuare le disponibilità di spazi che siano consoni all'installazione di un museo d'impresa.
Contemporaneamente ricontatterò uno degli ultimi AD, lo stesso citato precedentemente nella pagina dedicata, per un incontro con il relatore per discutere sulla possibilità di rilancio dell'impresa attraverso il suo museo.

lunedì 16 maggio 2011

Thesis|Tesi

Nasce oggi una nuova rubrica, un diario di viaggio o una raccolta di appunti, riguardante la realizzazione della mia tesi di laurea.
Non so bene il motivo che mi ha spinto a parlare della realizzazione della mia tesi, non so se qualcun altro lo ha già fatto prima o è un argomento abbastanza comune. So solo che ne voglio parlare, voglio analizzare il processo creativo e rileggerlo fra qualche tempo. Avrei potuto farlo in proprio, ma non mi andava di condividere con me stesso le mie impressioni che peraltro penso di conoscere.
Sarò puntuale con i post che potranno essere lunghi o brevi, riflessivi o didascalici, filosofici o pragmatici, sereni o frustrati. Ci saranno testi, articoli, pensieri, foto, immagini, disegni, schizzi. Insomma, tutto quello che penso o che mi accadrà sarà online, possibilmente senza filtri (quelli consci non ci saranno, ho paura per quelli inconsci).
Per questo motivo ho realizzato una pagina che farà da indice/sommario dei post che man mano si svilupperanno.

martedì 26 aprile 2011

Outlet o 'a toilette

Ho visitato il "Reggia Designer Outlet" di Marcianise (CE), costruito a cavallo dell'A1 che purtroppo fa da cesoia con il centro commerciale Campania dall'altro lato, e della zona ASI dove sono presenti anche IlTarì ed il Polo della Qualità (attenzione: parte un fastidiosissimo quanto incontrollabile audio nazional-popolare sulla qualità del polo della qualità), la cui cesoia, in questo caso, è rappresentata dall'ex-SS87 Sannitica, ingominiosamente costruita trecento anni fa, con tutto lo spazio che c'era all'epoca, proprio in questa zona.
Come descrivere con poche parole il finto (non il falso)? Disneyland? No, perché a Orlando si è trattato di dare forma materica a fantasie della mente. Nel nostro caso, invece, non c'è fantasia, ma la ponderata realizzazione di un autentico falso non imitativo, un aggregato di forme e stilemi senza un filo logico, volto solo a creare, nelle fantasie dei visitatori, un mondo inesistente e mai esistito. Si entra attraversando, sia lato Nord, sia lato Sud, un portale con timpano, su una facciata ad archi nel "registro" inferiore e finestre "settecentesche" su quello superiore e sulla trabeazione è scritto l'anno: AD MDCCCXIV... All'interno: finte piazze "all'italiana", finti portici con falsi archi a sesto ribassato o tutto sesto quando i pilastri veri anch'essi rivestiti a formare pilastri finti sono troppo distanti o abbastanza vicini, finti viali, finte case i cui piani superiori presentano finte logge o finti balconi con persiane chiuse perché questi piani sono finti, finti decori fatti in finto stucco o gessolino visto che sono dipinti sulle pareti con un discutibile effetto rilievo, finti patii con coperture in legno in stile brico (quando mai esistiti al vero) che però sono irraggiungibili perché servono da scenografia, ma soprattutto, false buche pontaie diventate false colombaie per falsi uccelli di plastica in stile "richiamo per uccelli da cacciatore professionista", un falso viale con due false facciate ad imitare due falsi teatri come è possibile vedere in molte città italiane soprattutto del Nord. All'interno dei negozi, questi veri, ci sono veri prezzi per vera merce e vero commercio per veri intenditori che desiderano acquistare un capo firmato a prezzo più basso (questa volta, veramente più basso).
Le uniche preoccupazioni della politica di questo territorio sono quelle dell'occupazione. Nessuno osa chiedersi come, in un territorio come quello della provincia di Caserta, ad alto contenuto di criminalità organizzata, riescano a sorgere due grossi centri commerciali addirittura sul territorio di uno e un solo comune (tralasciando gli altri dieci-quindici, nel raggio di 30 km), e se esista una clientela tale da giustificare economicamente un investimento simile fatto a discapito di territorio agricolo (grazie al colpo di genio degli accordi di programma che vanno automaticamente in variante ai PRG). Non è ingenuità, è convenienza. Non fa niente che gli investimenti puzzino di camorra da appestare più di Ferrandelle, l'importante è che ce sta 'a fatica, cioè quel consenso popolare del quale sono ghiotti e sempre in crisi di astinenza politici & malavita. Tra l'altro l'outlet è talmente importante nella storia dell'umanità che è previsto perfino un bus-navetta che con due corse andata e ritorno lo collega addirittura al centro di Napoli!
Eppure le "intenzioni" della società erano più che onorevoli: "un progetto la cui realizzazione ha visto un forte impegno verso tutti i temi sociali più importanti, dall’ambiente all’occupazione" (Progress on line), ma si può parlare di ambiente perché i tetti di questi scatoloni di vuota edilizia sono ricoperti di pannelli solari, ma costruiti praticamente su un'autostrada e che su questo territorio è un cazzotto sotto lo sterno? Si può parlare di temi sociali quando, per vendere, si prende per i fondelli la gente (che si fa prendere per i fondelli), offrendo uno spettacolo di edilizia vuota e priva di alcun senso? E la gente, può mai comprendere la differenza fra architettura, edilizia ed il nulla se considera quel luogo un capolavoro (testimonianze dirette)? Può mai prendere piede in Italia l'idea di un'architettura di qualità? Lascio alcuni link, in ordine cronologico, ad articoli sul Nostro, tutti dalla stessa testata, Casertaweb, solo perché presente sul territorio:
1. Nel 2010 apre il Designer Outlet;
2. "La Reggia Designer Outlet" a Marcianise;
3. 6000 candidature per Outlet La Reggia;
4. IDV, perplessità per outlet La Reggia

giovedì 21 aprile 2011

Pensieri indotti

Per fare un tavolo
ci vuole il legno
per fare il legno
ci vuole l'albero
per fare l'albero
ci vuole il seme
...
Il mio meccanico aveva un'auto in riparazione con il motore completamente smontato, pezzo a pezzo. Tutto il materiale era ordinatamente disposto a terra, su dei teli: monoblocco, pistoni, bronzine, albero a camme, cinghie, viti, bulloni, dadi, molle, ruote dentate, paraolio, guarnizioni, radiatore, vaschetta dell'acqua, cambio e ancora viti, lunghe e corte, una moltitudine di viti ed ancora altri piccoli pezzi dei quali ignoro l'utilità e soprattutto ignoravo l'esistenza. Ogni elemento formava dei piccoli gruppetti accostati al pezzo più grande dal quale era stato smontato come, ad esempio, una sorta di contenitore quadrangolare sagomato all'interno, probabilmente la coppa dell'olio che era posato vicino al monoblocco. Tutto era in ordine di smontaggio e di sequenza di montaggio. Mai avrei immaginato che il motore di un'automobile potesse avere tanti elementi minuti per una quantità tutto sommato non eccessiva di elementi per così dire, grandi. Un grosso indotto: quello che fabbrica le viti, quello che fabbrica le rondelle, quello che fabbrica i paraolio, quello che fabbrica le guarniziioni da mettere fra la rondella e la testa della vite o del dado che qualcun altro ha a sua volta costruito. Sembra un'esagerazione eppure ogni azienda è specializzata nel suo piccolo prodotto che deve essere certificato di qualità e soprattutto funzionare ed essere funzionale davvero. Se una vite si piegasse o si torcesse durante l'uso, manderebbe in frantumi l'intero motore; se un dado si sfilasse o un paraolio si spaccasse per l'eccesso di vibrazioni o di calore, rischierebbe seriamente di mandare in fusione tutto il sistema, così come accaduto a quell'auto (fasce elastiche completamente consumate per poco olio e ritardato cambio, pistoni espansi nei cilindri, motore crippato, bronzine al creatore, ecc.).
Come si rapporta tutto questo all'architettura? Non lo so, è meccanica, neanche design, eppure immaginare le tante mani che occorrono alla realizzazione di un disegno che è progetto, mi ha fatto riflettere e mi ha indotto a pubblicare questo post.

mercoledì 2 marzo 2011

Mastu Lisandro

Mastu Lisandro (Mastro Alessandro) è il muratore/capo muratore/impresario che ha materialmente lavorato al cantiere di ristrutturazione post-terremoto '80 dell'abitazione di una mia zia. Era "bravo Mastu Lisandro! Ce ne mette di cementa Mastu Lisandro!" (su possenti mura di tufo del '700, coeve della Reggia, anzi costruite per ospitare i giardinieri del Giardino all'inglese...). Le lodi si sprecavano ed era perfettamente inutile cercare di far capire a mia zia che se Mastu Lisandro metteva "tanta cementa" era perché si doveva fare così, perché qualcuno aveva calcolato così. Ma lei niente. Mastu Lisandro era quello che era: un genio! Disse che una volta gli aveva chiesto di metterne di più perché le sembrava che l'ingegnere fosse stato troppo parco e che lei voleva la casa sicura. Mastu Lisandro, da buon genio, ne mise di più perché gli ingegneri non ne capiscono niente. Il tapino che scrive questo post, più volte ha tentato invano di far capire alla germana del proprio genitore che "metterne di più" motu proprio non vuol dire per forza più sicurezza, anzi potrebbe essere l'esatto contrario. Nulla da fare, Mastu Lisandro era quello che era: un genio! Anche alla fine dei lavori, a Mastu Lisandro ha fatto il regalino, all'ingegnere un bel grazie ed era quest'ultimo che si era preso troppo, non Mastu Lisandro.
Oggi: la casa è piena di infiltrazioni e di umidità perché Mastu Lisandro, da genio qual'era, non ha messo un filo di guaina da nessuna parte perché con "tanta cementa, che acqua può mai scendere?". Guaina addirittura assente sul tetto piano di un locale ricavato da una stalluccia. Stavolta la colpa era dell'ingegnere perché non ce l'aveva fatta mettere, non di Mastu Lisandro che si era fottuto i soldi di quella che sul computo esisteva. Mia zia stessa implorò Mastu Lisandro di "venire a farle il piacere di mettere la guaina" e lui, da genio buono, andò e mise la guaina, ma povero furbetto, senza sormonti. Lo feci presente a mia zia, ma ancora e sempre: niente da fare, Mastu Lisandro era quello che era: un genio! Così, Mastu Lisandro si fece pagare gli interventi di rappezzamento successivi perché era l'ingegnere che non aveva saputo progettare, mica era colpa sua!
Il Lettore attento dirà: e la direzione lavori? Era ammanicato con Mastu Lisandro.

martedì 25 gennaio 2011

Anno nuovo, abito nuovo

Eh, si, dopo due anni ho finalmente deciso di cambiare abito... ma non ci ho trovato "l'impensabile".
La decisione è maturata dopo che sono stato invitato a partecipare al NIBA, Network Italiano dei Blog di Architettura da parte di Salvatore D'Agostino. Il network, ideato da Alessandra Ferorelli, laureanda come il sottoscritto, si propone di creare "un connettore di blog, per aiutare i blogger di architettura italiani (e non) a tenersi meglio aggiornati sulle loro attività". Tante discussioni interessanti, seppur in un "contenitore" così giovane, mi hanno portato a riflettere parecchio sul mestiere e sull'architettura. Sono allora tornato sul mio blog e l'ho trovato "vecchio". Già sentivo il peso della "cyber-senilità", ma la lettura delle impressioni dei partecipanti al network, che non è a numero chiuso, sui blog di architettura, mi hanno convinto a vestire il mio con abiti più "moderni", almeno in qualche modo più vicini al mio pensiero architettonico. Ecco perché questo sfondo (di un tema di Blogger...), casualmente facente parte della categoria "Viaggi", ma assolutamente pertinente ad un nuovo "tema" del blog, quello, appunto dei viaggi, intesi come visita (guardare, ascoltare, percepire). Qualcosa di nuovo arriverà fra qualche settimana, una piccola novità sotto forma di rubrica, idea spudoratamente scopiazzata dal bel blog di Salvatore D'Agostino.