martedì 26 aprile 2011

Outlet o 'a toilette

Ho visitato il "Reggia Designer Outlet" di Marcianise (CE), costruito a cavallo dell'A1 che purtroppo fa da cesoia con il centro commerciale Campania dall'altro lato, e della zona ASI dove sono presenti anche IlTarì ed il Polo della Qualità (attenzione: parte un fastidiosissimo quanto incontrollabile audio nazional-popolare sulla qualità del polo della qualità), la cui cesoia, in questo caso, è rappresentata dall'ex-SS87 Sannitica, ingominiosamente costruita trecento anni fa, con tutto lo spazio che c'era all'epoca, proprio in questa zona.
Come descrivere con poche parole il finto (non il falso)? Disneyland? No, perché a Orlando si è trattato di dare forma materica a fantasie della mente. Nel nostro caso, invece, non c'è fantasia, ma la ponderata realizzazione di un autentico falso non imitativo, un aggregato di forme e stilemi senza un filo logico, volto solo a creare, nelle fantasie dei visitatori, un mondo inesistente e mai esistito. Si entra attraversando, sia lato Nord, sia lato Sud, un portale con timpano, su una facciata ad archi nel "registro" inferiore e finestre "settecentesche" su quello superiore e sulla trabeazione è scritto l'anno: AD MDCCCXIV... All'interno: finte piazze "all'italiana", finti portici con falsi archi a sesto ribassato o tutto sesto quando i pilastri veri anch'essi rivestiti a formare pilastri finti sono troppo distanti o abbastanza vicini, finti viali, finte case i cui piani superiori presentano finte logge o finti balconi con persiane chiuse perché questi piani sono finti, finti decori fatti in finto stucco o gessolino visto che sono dipinti sulle pareti con un discutibile effetto rilievo, finti patii con coperture in legno in stile brico (quando mai esistiti al vero) che però sono irraggiungibili perché servono da scenografia, ma soprattutto, false buche pontaie diventate false colombaie per falsi uccelli di plastica in stile "richiamo per uccelli da cacciatore professionista", un falso viale con due false facciate ad imitare due falsi teatri come è possibile vedere in molte città italiane soprattutto del Nord. All'interno dei negozi, questi veri, ci sono veri prezzi per vera merce e vero commercio per veri intenditori che desiderano acquistare un capo firmato a prezzo più basso (questa volta, veramente più basso).
Le uniche preoccupazioni della politica di questo territorio sono quelle dell'occupazione. Nessuno osa chiedersi come, in un territorio come quello della provincia di Caserta, ad alto contenuto di criminalità organizzata, riescano a sorgere due grossi centri commerciali addirittura sul territorio di uno e un solo comune (tralasciando gli altri dieci-quindici, nel raggio di 30 km), e se esista una clientela tale da giustificare economicamente un investimento simile fatto a discapito di territorio agricolo (grazie al colpo di genio degli accordi di programma che vanno automaticamente in variante ai PRG). Non è ingenuità, è convenienza. Non fa niente che gli investimenti puzzino di camorra da appestare più di Ferrandelle, l'importante è che ce sta 'a fatica, cioè quel consenso popolare del quale sono ghiotti e sempre in crisi di astinenza politici & malavita. Tra l'altro l'outlet è talmente importante nella storia dell'umanità che è previsto perfino un bus-navetta che con due corse andata e ritorno lo collega addirittura al centro di Napoli!
Eppure le "intenzioni" della società erano più che onorevoli: "un progetto la cui realizzazione ha visto un forte impegno verso tutti i temi sociali più importanti, dall’ambiente all’occupazione" (Progress on line), ma si può parlare di ambiente perché i tetti di questi scatoloni di vuota edilizia sono ricoperti di pannelli solari, ma costruiti praticamente su un'autostrada e che su questo territorio è un cazzotto sotto lo sterno? Si può parlare di temi sociali quando, per vendere, si prende per i fondelli la gente (che si fa prendere per i fondelli), offrendo uno spettacolo di edilizia vuota e priva di alcun senso? E la gente, può mai comprendere la differenza fra architettura, edilizia ed il nulla se considera quel luogo un capolavoro (testimonianze dirette)? Può mai prendere piede in Italia l'idea di un'architettura di qualità? Lascio alcuni link, in ordine cronologico, ad articoli sul Nostro, tutti dalla stessa testata, Casertaweb, solo perché presente sul territorio:
1. Nel 2010 apre il Designer Outlet;
2. "La Reggia Designer Outlet" a Marcianise;
3. 6000 candidature per Outlet La Reggia;
4. IDV, perplessità per outlet La Reggia

giovedì 21 aprile 2011

Pensieri indotti

Per fare un tavolo
ci vuole il legno
per fare il legno
ci vuole l'albero
per fare l'albero
ci vuole il seme
...
Il mio meccanico aveva un'auto in riparazione con il motore completamente smontato, pezzo a pezzo. Tutto il materiale era ordinatamente disposto a terra, su dei teli: monoblocco, pistoni, bronzine, albero a camme, cinghie, viti, bulloni, dadi, molle, ruote dentate, paraolio, guarnizioni, radiatore, vaschetta dell'acqua, cambio e ancora viti, lunghe e corte, una moltitudine di viti ed ancora altri piccoli pezzi dei quali ignoro l'utilità e soprattutto ignoravo l'esistenza. Ogni elemento formava dei piccoli gruppetti accostati al pezzo più grande dal quale era stato smontato come, ad esempio, una sorta di contenitore quadrangolare sagomato all'interno, probabilmente la coppa dell'olio che era posato vicino al monoblocco. Tutto era in ordine di smontaggio e di sequenza di montaggio. Mai avrei immaginato che il motore di un'automobile potesse avere tanti elementi minuti per una quantità tutto sommato non eccessiva di elementi per così dire, grandi. Un grosso indotto: quello che fabbrica le viti, quello che fabbrica le rondelle, quello che fabbrica i paraolio, quello che fabbrica le guarniziioni da mettere fra la rondella e la testa della vite o del dado che qualcun altro ha a sua volta costruito. Sembra un'esagerazione eppure ogni azienda è specializzata nel suo piccolo prodotto che deve essere certificato di qualità e soprattutto funzionare ed essere funzionale davvero. Se una vite si piegasse o si torcesse durante l'uso, manderebbe in frantumi l'intero motore; se un dado si sfilasse o un paraolio si spaccasse per l'eccesso di vibrazioni o di calore, rischierebbe seriamente di mandare in fusione tutto il sistema, così come accaduto a quell'auto (fasce elastiche completamente consumate per poco olio e ritardato cambio, pistoni espansi nei cilindri, motore crippato, bronzine al creatore, ecc.).
Come si rapporta tutto questo all'architettura? Non lo so, è meccanica, neanche design, eppure immaginare le tante mani che occorrono alla realizzazione di un disegno che è progetto, mi ha fatto riflettere e mi ha indotto a pubblicare questo post.