giovedì 3 gennaio 2013

Apro la finestra per cambiare l'aria

Rileggendo i vecchi post, ho notato un filo di discussione continuo. L'idea di base del, per così dire, 'vecchio blog', era quella di parlare dei problemi dell'università italiana, in particolare della facoltà che ho frequentato. Mi sono accorto che così non è stato, anzi, lo è stato poche volte, solo all'inizio. In realtà ho sempre parlato di architettura ponendomi dubbi e cercando di darmi risposte andandomele a cercare nelle letture, partecipando alle discussioni, confrontandomi con i colleghi all'università, chiedendo ai docenti. Ho deciso di continuare il discorso su questo blog senza chiuderlo per aprirne un altro, perché il mio discorso sull'architettura è più vecchio del blog stesso, nato poco prima dell'iscrizione all'università e non poteva fermarsi con la proclamazione.
Allora perché il sottotitolo 'Un architetto che parla anche di architettura?!'? Perché oggi gli architetti non ne parlano ed, essendo numericamente tantissimi, è come se non ne parlasse nessuno. Perché l'architettura, sia essa ottima, buona, mediocre, pessima o semplicemente edilizia, è inevitabile. Perché, soprattutto, l'architettura non si nutre di se stessa, non è, per sua natura, cannibale. Tanti sono gli influssi, le suggestioni, le conoscenze, i pensieri e le ideologie che la nutrono, che concorrono, cioè, a formare il pensiero dell'architetto. Perché l'architettura può essere un gesto umile o presuntuoso, pretestuoso o discreto, culturalmente elevato o infimo e i gesti non sono fatti a sé stanti, ma derivano dalla cultura e dalla sensibilità del singolo che può essere più o meno arricchita a seconda della disponibilità ad accettare di porsi nuove domande cercando ancora più nuove risposte.
Non parlerò, quindi, solo di architettura, ma anche di altri 'fatti', prenderò spunto dalla critica, dalla storia, dall'attualità architettonica, dalla pratica edilizia, dalle notizie giornalistiche, dall'arte, dal design, dal cinema, dal caso. Cioè farò quello che facevo anche prima, sperando però di essere più presente, con la sola differenza che adesso l'ho dichiarato apertamente.