Caserta è una città anomala. Ci si viene esclusivamente per visitare la Reggia e, qualche volta, Casertavecchia. Non ha palazzi nobiliari o patrizi se si eccettua palazzo Paternò in Via San Carlo, una delle strade più antiche di Caserta. Le altre residenze si trovano nelle frazioni pedemontane e montane, fisicamente staccate dalla Caserta Nuova (fa eccezione la sola Casolla) benché facciano ugualmente parte del comune. Gli unici itinerari turistici, però, riguardano la Reggia ed il turista che arriva a Caserta, ne riparte nel primo pomeriggio. Non ci sono altri motivi per cui debba restare anche perché le informazioni turistiche scarseggiano, i servizi pubblici sono poco conosciuti e ancor meno comodi. Va detto che anche molti casertani conoscono poco la loro città e la visitano soltanto per andare al bar fighetto a bere una bibita da 4 euro.
Nata in collina prima dell'anno 1000 ad opera di esuli clericali calatini (di Calatia), discesa in pianura, prima con il solo seminario, poi con la residenza vescovile, non lontano da un esistente villaggio dominato da una torre, da cui l'antico nome di Villaggio Torre, dove si svolgeva un mercato, quando le condizioni dell'antica strada di collegamento divenne troppo pericolosa, si sviluppò in piano aggregandosi con antichi casali e borghi di epoca altomedievale: Puczanello (Puccianiello), Briano, Fauzano (Falciano), Rafreda (Aldifreda), San Martino (via Feudo San Martino).
Caserta, benché abbia un istituto artistico, non ha laboratori d'arte né gallerie d'arte moderna veramente degne di essere chiamate tali, né un auditorium o un teatro che non sia quello di corte nella Reggia. Come può un turista scegliere di restare qui un giorno in più? Invitandolo a visitare la città con un altro occhio, quello del cittadino che conosce il suo territorio. Proporre, ad esempio, un itinerario alternativo da effettuare il giorno dopo alla visita al real palazzo o il giorno prima. Ma non esiste soltanto il turista. Esiste anche lo studioso, il musicista, l'artista, il poeta, lo scrittore ed è anche in questo senso che vanno indirizzati gli sforzi culturali e finanziari per rilanciare la città. Riempiendo di nuova vita i numerosi palazzi e spazi vuoti in città, recuperando all'uso pubblico l'immensa area dell'ex-MaCriCo, mediando fra area verde e residenze o uffici, realizzandovi anche un orto botanico, aree per pensare, per dipingere per fotografare, per scrivere, orti urbani, aree ricreative, aree studio. Il turista, con il significato più ampio del termine di colui che viaggia per piacere, si chiederà perché tanta gente e soprattutto giovani vengono a Caserta e vorrà vedere anche lui perché.
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