Mi chiedo se non sia meglio lasciare gli spazi residui alla natura e di spostare tutte le operazioni di modificazione altrove. Il pensiero mi è venuto "gironzolando" per le strade di Città di Castello attraverso
StreetView. Questa è un'area compresa nel progetto di tesi e, secondo il documento programmatico in discussione da parte dell'Amministrazione Comunale, dovrà contenere "parcheggi verdi", sperando che questa definizione ambigua sia dovuta alla non perfetta definizione del documento di governo del territorio. Per "parcheggio verde" si intende forse un'area di sosta che garantisca la permeabilità del terreno e le cui protezioni dai raggi solari siano costituite da alberi. In ogni caso, non riesco a pensare che quel verde sottile che la natura ha saputo disegnare contenendosi all'interno di confini forzati dall'uomo, un giorno possa essere calpestato da automobili. Non riesco neanche a pensare alla linea formata dal confine fra il verde e l'asfalto, al sottile profumo dell'erba, al rumore dell'acqua che è appena più in la, dopo quegli scheletri di alberi. Questo dona tranquillità rendendo piacevoli le passeggiate a piedi o in bicicletta, tranquillità che potrebbe essere compromessa dal passaggio di automobili da e per il parcheggio. Anche la fila di alberi a confine fra i due lotti, per forza di cose, verrebbe distrutto. Esiste la possibilità di aprire un varco senza alterare la forma lineare e senza creare vuoti nella barriera verde ed è cosa auspicabile.
Questo piccolo trapezio verde è una valida barriera trasparente fra l'abitato e il fiume, permettendo il passaggio non solo visuale, ma anche fisico. L'alterazione ne vanificherebbe il suo ruolo naturale.
Insegnamenti:
- Rilievo urbano e ambientale;
- Progettazione ambientale;
- Disegno dell'architettura;
- Storia della città e del territorio;
- Estetica del paesaggio;
- Storia del giardino e del paesaggio;
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