lunedì 5 maggio 2008

Architettura senza uomo?

Riporto un mio intervento nel newsgroup it.arti.architettura:
[...] nel tentativo di estrema sintesi, non ho specificato quanto tu dici dell'umiltà del progettista che i "Big" non hanno, anzi, per usare un "parolone", "la ruotano e la ribaltano" a proprio favore, come se i loro nomi fossero già Storia dell'Architettura.
Oggi esistono due correnti: chi si ispira e rispetta la storia e chi se stra...te. I primi, fra i quali inserisco sicuramente Rafael Moneo con il suo museo, sono quelli che pensano opere nelle quali le forme e lo spazio hanno radici storiche e quindi consolidate; i secondi, fra i quali non posso non inserire Gehry ed i suoi "discepoli", vogliono essere la "nuova storia", trasformando lo spazio in maniera forse eccessivamente soggettiva, nel tentativo di non "ripetersi" con l'Architetture pre-Moderna. Leggendo anche un interessante articolo nell'inserto domenicale del Sole24Ore riguardante un passo del libro di La Cecla "Contro l'Architettura", nel quale l'autore critica, in questo periodo di Guest Star, la lontananza dell'Architettura dalle esigenze umane e dal vero interesse pubblico, mi sono ulteriormente convinto che, nella ricerca di nuove forme, lo spazio e l'uomo siano considerati separatamente, o meglio, non vengono messi alla pari nel processo creativo. Non sono contrario alle forme decostruttiviste, sono contrario ai processi creativi, pericolosi, che non vengono manipolati in funzione dell'uomo.
Pensa che per il corso di Composizione 2, per il tema d'anno (progetto di residenze per studenti e per famiglie in un comune in provincia di Caserta, nei pressi di una nuova sede universitaria che l'Ateneo NON ha affidato agli architetti della propria Facoltà...), il nostro professore ha fatto cominciare la progettazione dei cessi, perché: "... gli architetti, oggi, relegano sempre meno spazio ai servizi igienici, anzi, spesso, vengono incastonati in quegli angoli rimasti in avanzo... Dal cesso è che si comprende il reale rispetto che ha avuto il progettista per la sua opera e, di conseguenza, per gli utilizzatori.". Concordo con quanto dice il mio professore, 50enne, anche per esperienza personale: Renzo Piano, la "big star", secondo me più imprenditore di se stesso che architetto in senso puro, ha piazzato solo 16 bagni (in tutto, uomini e donne) nella chiesa di San Giovanni Rotondo che tra l'altro è in grado di ospitare 6500 persone. 6500:16= 406,25 persone a cesso, sperando che maschi e femmine siano in numero pari.
Concludo dicendo che, mi sembra la ricerca dell'inedito, che poi non è mai veramente inedito, sia il risultato del tentativo di confermare, ancora una volta, di affermare la nuova architettura rispetto alla vecchia, evolvendo il concetto del rispetto per il contesto storico, nel discorso della dignità propria del Moderno (rispetto la chiesa antica lasciandola lì, costruendo il moderno accanto facendo dialogare le due opere tramite l'enorme contrasto generato, quindi pari dignità. v. Casa del Fascio di Como). Il fatto è che la crisi del Novecento non è finita e non finirà certo nel corso delle nostre vite. Non è possibile distruggere 1900 anni di storia dell'Architettura ben consolidata con le sue regole e le sue forme senza conseguenze gravi e profonde sulla società, che è poi l'unica usufruitrice dell'opera architettonica. In pratica, quando Mies van der Rohe ha tolto i pilastri d'angolo alla Neuenationalgalerie di Berlino, ha fatto i conti con questa sovversione, così come li hanno fatti LeCorbusier ed i cinque punti, Wright ed Aalto con le prime forme "strane". Già nelle loro architetture, sempre nel tentativo di superare a tutti i costi il vecchio, l'uomo cominciava ad allontanarsi dal centro dell'opera architettonica, anche se la sua presenza era più immediatamente palpabile rispetto ad oggi.

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